Una visita alle Cantine Ferrari, a Trento, possiede lo stesso significato, nonché il fortissimo impatto emotivo, con il quale ad esempio ci si reca a Maranello nella casa del Cavallino Rampante che della nostra azienda trentina ha in comune, ovviamente solo per omonimia, il nome. La similitudine però, anziché confondere, serve piuttosto quale punto di partenza per comprendere come questa cantina, legata a un preciso prodotto e segnatamente al suo territorio, ha saputo nel tempo diventare uno dei simboli del made in Italy.


Un vino, insomma, e anzitutto uno specifico, quella bollicina di montagna che è parte del marchio Trentodoc, e che è uscita dal suo “particolare”, con il quale pur si identifica visceralmente, trasformandosi in una delle ambasciatrici più autorevoli dell’eccellenza italiana nel mondo. La chiusura del cerchio è confermata dall’imminente ruolo di chi guida oggi le Cantine Ferrari, Matteo Lunelli, quale presidente, a partire dal prossimo 1 gennaio, di Fondazione Altagamma che riunisce la crema delle imprese del Belpaese che hanno reso lo stile di vita italiano un brand riconosciuto universalmente.

La leggenda nasce un lontano giorno del 1902. Giulio Ferrari ha un sogno: creare proprio nel suo Trentino un vino capace di tener testa al blasonato champagne e per di più a quello delle sue migliori espressioni. Rientra in Italia portando con sé alcune barbatelle di chardonnay. Giulio Ferrari era ben consapevole del fatto che Trento si trova molto più a sud della regione della Champagne, ma intuiva le potenzialità offerte dall’altitudine della sua terra, altitudine che invece nella regione francese non supera i 300 metri. La varietà climatica della provincia trentina è infatti tanto ampia da abbracciare la mitezza del lago di Garda con il freddo delle Dolomiti. L’importante escursione termica, tipica dell’ambiente alpino, si sarebbe riflessa – questa la visione pionieristica e visionaria del fondatore – nelle caratteristiche organolettiche del suo spumante. Oggi, mentre visitiamo l’affascinante dedalo di cunicoli (in cui vengono stoccate 20 milioni di bottiglie, per una produzione annua di oltre 5 milioni) chi ci accompagna conferma: «Siamo fieri di dire che la nostra è una viticoltura di montagna


Con i vigneti in pendenza e la meccanicizzazione non preponderante». Dei 1000 ettari vitati da cui oggi si ricava il Trentodoc – vale a dire il vino prodotto esclusivamente con Metodo Classico da sole uve trentine – la famiglia Lunelli, che è proprietaria dal 1952 delle Cantine Ferrari e che oggi è alla terza generazione alla guida dell’azienda, ne possiede 100 ettari (una cifra molto importante nel piccolo Trentino), tutti certificati biologici, ma acquista uve da oltre 500 famiglie che vengono seguite dagli 8 agronomi di casa Ferrari in tutte le fasi della lavorazione nel rispetto e attenzione per l’ambiente



